COMUNICATO DELL’ARCIVESCOVO CIRCA L’INIZIO DELL’USO DEL NUOVO MESSALE

COMUNICATO DELL’ARCIVESCOVO CIRCA L’INIZIO DELL’USO DEL NUOVO MESSALE

L’inizio dell’uso della terza edizione del Messale Romano nelle nostre assemblee liturgiche, fissato per la prima domenica di Avvento 2020, non è solo l’occasione di un cambiamento formale, ma richiede di riconoscere l’evento di grazia che viene così offerto a tutto il popolo di Dio e di valorizzarlo nella vita dei singoli fedeli e nell’azione pastorale delle comunità. Soprattutto, sarà necessario tenere ben presenti tre ragioni che fanno del libro liturgico uno strumento prezioso di cui comprendere e vivere in pienezza il significato:
Il Messale è fonte dell’identità ecclesiale: alimentato dalla Parola di Dio e dal linguaggio della fede maturato nei secoli, il Messale educa a questo linguaggio, lo rende familiare alla vita di ogni fedele, creando un codice comunicativo ricchissimo e fecondo fra i credenti, fatto di parole, simboli e gesti. Attraverso la partecipazione attiva di tutti coloro che vivono l’azione liturgica (la “actuosa participatio” di cui parla la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla liturgia Sacrosanctum Concilium al n. 14), l’impiego del Messale ci fa crescere come popolo di Dio, comunità sacerdotale, profetica e regale, fondata sulla grazia del battesimo che ci accomuna e sul conseguente protagonismo consapevole e gioioso di ogni battezzato alla vita e alla missione della Chiesa tutta secondo i carismi e i ministeri ricevuti dal Signore.
Il Messale è voce, custode e pedagogo della preghiera della Chiesa: attraverso i testi che lo compongono trova espressione la fede orante, viene custodito e trasmesso il grande patrimonio del mistero proclamato, celebrato e vissuto attraverso i secoli, e viene così trasmessa la fede ed educato il popolo di Dio a viverla e ad esprimerla, quale popolo santo continuamente rigenerato e nutrito dalla celebrazione, specialmente dell’eucaristia.
Il Messale si offre così al tempo stesso come espressione e nutrimento della fede della Chiesa, che attinge soprattutto alla ricchezza della Parola di Dio, proclamata e celebrata nella liturgia. Proprio così si può riconoscere nel Messale il libro della comunità cristiana, che aiuta la fede a mantenersi fedele e viva, dal momento che “lex orandi, lex credendi”, in quanto ciò che nella preghiera è regola, è anche regola della fede e della vita cristiana. In particolare, la meditazione dei testi della Sacra Scrittura, che la “lectio continua” offertaci dalla liturgia ci propone, è una via arricchente e feconda per prepararsi a celebrare e vivere in pienezza l’azione liturgica e come tale va raccomandata a tutti.
Alla luce di queste considerazioni si può riconoscere nel Messale uno strumento prezioso per la pastorale liturgica e per l’intera vita della Chiesa e valorizzarne la ricchezza in chiave mistagogica, prendendo cioè sempre più coscienza di ciò che nella celebrazione viene detto e vissuto, per chiarire, approfondire e sempre più acquisire la conoscenza e l’esperienza della bellezza di quanto nella liturgia è possibile sperimentare dell’amore del Dio tre volte santo e della Sua azione, che ci rende partecipi e testimoni fra gli uomini della stessa vita divina.
Chiedo pertanto, in particolare ai sacerdoti e ai diaconi, diocesani e religiosi, di attivarsi perché le nostre comunità si preparino all’uso della terza edizione del Messale Romano con consapevolezza, responsabilità e gioiosa adesione a quanto la Chiesa ci affida nella sacra liturgia.
Chieti, 11 ottobre 2020,
Festa della Mater Populi Teatini

1 commento

  1. Un’altra ventata di aria fresca che entra da quella grande finestra aperta da Giovanni XXIII che è il Vaticano II. Che belle le parole del nostro Pastore Bruno: Il Messale, Libro della Comunità, è fonte, voce, custode, pedagogo, espressione e nutrimento della nostra Fede. Quale il loro significato in concreto? Caro don Andrea, necessitano apposite catechesi.

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